“É evidente che una persona con una cultura superiore al proprio “capo”, diventi un pericolo per gli equlibri dell’azienda. Si creano momenti di discussione, la cultura del “signorsisignore” non attecchisce più perchè qualcuno inizierà a fare domande, a richiedere proiezioni, a voler capire il “perchè” si è sempre fatto così e non si provi a fare diversamente. Ma soprattutto, un laureato aspira a posizioni più alte, a far carriera. E questo, in un’azienda del terzo millennio è inconcepibile. Di conseguenza, le aziende non crescono, le competenze si appiattiscono, il nostro Paese diventa fanalino di coda di un’economia basata su una ricerca e sviluppo misera e su una condivisione di idee pari allo zero. Motivo per cui le famigerate “reti d’impresa” in Italia, Confindustria le sogna, ma nessuno le realizza.”